Si parte in fiore per poter (ri-) nascere

di Andrés Flores Centeno

Affrontare il mondo dell’arte dopo la quarantena, dovrebbe (ri-) portare un numero di fase tutto suo. La confusione che questo periodo in noi ha generato, ora ci (ri-) spinge a (ri-) cercare un nuovo inizio: (ri-) nascere. Di fatto, con questo spirito, A plus A Gallery in Venezia, presenta le opere più eccellenti dei pittori Giulio Malinverni, Maddalena Tesser e Bogdan Koshevoy.

 

Tre giovani artisti legati da un passato comune, studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e formati all’Atelier F del Professor Carlo di Raco, in mostra fino al 20 Settembre 2020, nel caratteristico spazio veneziano.

 

Legati dal linguaggio figurativo, la mostra si presenta come una successione di tre universi apparentemente paralleli, ma che trovano un punto comune nella stratificazione della rappresentazione, proprio come se fossero componenti di un singolo arazzo figurante questo periodo di chiusura.

 

Il primo di questi è il lavoro di Giulio Malinverni (nato a Vercelli, 1994) che si caratterizza per la convivenza di luoghi diversi sulla stessa superficie, giocando con i confini della percezione di luoghi esterni ed interni. Questo è il caso di Buriana (Novembre 2019) dove l’architettura di impianto rinascimentale funge da porta alla tranquillità o al caos, diventando elemento scenografico ove l’artista inserisce elementi della quotidianità vissuta durante la prima tragedia di Venezia: l’Acqua Alta di Novembre scorso. Le referenze autobiografiche si fanno presenti anche in Pelo di Primavera (Giugno 2019), dove l’artista raffigura un suo collega di residenza, disteso a terra, vittima del polline - o pelo - che domina la scena prendendo forme diverse. Il Cassone del buon augurio (2020), opera realizzata durante il periodo di chiusura che ha caratterizzato questo MMXX, (ri-) specchia, nei quattro pannelli che la compongono, le diverse fasi di questa pandemia: dall’eremita nel letto annoiato ma illuminato con una luce di speranza, alla foresta d’oro con operai che vanno a costruire un mondo nuovo.

 

La narrativa proposta da Maddalena Tesser rappresenta un lavoro di ciclo annuale dell’artista ed è composta da sole figure femminili. La serie di disegni veloci a tecnica mista - Le Onde (2019-2020) - esplora i concetti dell’io, dell’individualità e della comunità, come nell’omonimo libro di Virginia Woolf. I ritratti, che si concentrano sulla personalità e su ciò che la determina nell’aspetto, rimangono legati in una totalità, pur mantenendo ognuna il carattere del singolo. Questi disegni rappresentano anche un esercizio per l’elaborazione di nuove idee e nuovi linguaggi essendo uno strumento fondamentale nell’opera dell’artista. Infatti, elabora Chauchemar, atto I (2020), dove l’artista trasporta le fisionomie di questa raccolta iconografica in uno spazio comune. La scena sembra mobile, con dei tessuti che creano un’atmosfera ondosa e che lasciano intravedere un paesaggio naturale in profondità. Le tele compongono lo spazio costruito dall’uomo e le figure diventano adatte a raccontare la chiusura di questo periodo, essendo tante insieme ma slegate fra di loro, in attesa di (ri-) partire. Conclude il percorso la coppia di quadri R-umors (2020), due nuche, (ri-) volte verso l’avvenire, in attesa di quel che sta per accadere cintate da una cornice fatta a mano, una pasticceria fatta di cemento che trasforma la panna in materia di armatura.

 

La ricerca di Bogdan Koshevoy (nato a Dnipropetrovsk, Ucraina nel 1993) ci trasporta in un mondo onirico di acidi panorami. Sette produzioni di cui sei completate durante questo periodo di clausura, l’artista utilizza la pittura come mezzo espressivo per (ri-) creare delle atmosfere bucoliche che sembrano anch’esse sospese nel tempo, ferme, in attesa. In Driver’s Education (2020), una donna è ritratta china accanto ad un lago che sembra fondersi in profondità con un cielo verde acido, dove troviamo anche una casa rosa. Questi elementi umanizzano l’acidità dei paesaggi, ed essendo assemblati in triangolazioni molto ampie, permettono allo spettatore di divagare tra i piani diversi messi in scena. Gli elementi architettonici di impianto sovietico, danno una tinteggiatura autobiografica alle opere, rivelandosi elementi statici, anch’essi sospesi nelle realtà incantate. Il paesaggio si contrappone ad un momento tragico in Chi va piano... (2020), dove un cowboy cade dal suo cavallo galoppante. La fermezza dell’architettura ed il paesaggio circostanti contrastano con la figura in primo piano ed evidenziano lo stato sospeso in cui si trova il protagonista. L’universo trova una fine con Banana Test (2020), visione di una fontana dilatata, dai colori stroboscopici, dove dei bagnanti condividono un momento di gioia, quello di potersi (ri-) tuffare, finalmente, nelle acque.

 

 

Informazioni:

 

RI-

10 giugno - 20 settembre 2020

A plus A Gallery

Calle Malipiero

San Marco 3073

Venezia 30124, Italia

 

 

aplusa.it