II fermata: il giardino delle sculture

di Andrés Flores Centeno

Si approccia la laguna dal versante orientale, sbarcando a Sestiere Castello, per accedere ai Giardini della Biennale. Questi, sin dalla loro inaugurazione nel 1895, sono la sede storica delle Esposizioni d’Arte della Biennale. Nido che ha covato un secolo di vicende mondiali radunando figure dell’arte e dell’architettura italiana ed internazionale, i giardini riportano le firme di alcuni dei più grandi maestri del novecento: tra questi c’è anche Carlo Scarpa.

 

L’architetto veneziano inizia il suo percorso di collaborazione con la Biennale nel 1942 come allestitore delle opere dello scultore Arturo Martini. Si fa notare velocemente, progettando spazi ed allestimenti di grande rilievo a livello mediatico e storico negli anni a seguire. I primi studi e disegni di progetto risalgono al 1950 per la risistemazione dell’allora Padiglione Italiano, l’odierno Palazzo delle Esposizioni ai Giardini della Biennale. Lo spazio in questione fu inaugurato in occasione della XXVI Biennale di Venezia nel 1952 e nello specifico riguarda la definizione di uno dei cortili formato dall’abolizione di alcune sale minori sull’ala sinistra dell’ingresso principale.

 

Il cortile si presenta come uno spazio di passaggio all’interno del percorso museale del Padiglione con un impianto a corte chiusa: non penetrabile dall’esterno a causa degli altissimi parapetti che separano dagli ambienti contigui. La finalità dell’intervento consiste nella creazione di uno spazio di transito tra le sale, dando ossigeno ai fruitori del percorso attraverso un luogo di collegamento all’aperto. In questo contesto, l’artigiano Scarpa si ricava la possibilità di scolpire questo corridoio in un giardino dalle più attente e dettagliate caratteristiche. La sua forma rettangolare serve da modulo per la progettazione dei suoi componenti. Dall’alto si posa una pensilina in calcestruzzo con dei vuoti circolari che richiamano in proporzione il modulo in planimetria. Vi è dunque uno spazio coperto parzialmente con dei grandi cannocchiali che rivolgono lo sguardo del visitatore al cielo, talvolta grigio, della Serenissima.

 

Questa superficie data dalla sottrazione, un tanto nostalgica, appare sospesa su tre massicci pilastri con sezione a mandorla fatti di calcestruzzo. Nei loro incavi superiori questi contengono fioriere nascoste che richiamano l’invadenza della natura, da questo spazio estraniata dai muri perimetrali. Ancora una volta, Scarpa sfida la gravità sospendendo la massa orizzontale dai supporti verticali, anche se questa volta lo fa attraverso un elemento di poesia: una sfera d’acciaio che cela l’unione tra le due pareti.

 

Alla base dei pilastri, sono disposti degli elementi parallelepipedi in laterizio che possono contenere fioriere o accogliere visitatori come sedute. Così, il cortile assume le vesti di giardino, ritagliando una sosta - un fiato assente da stress- dal potente e comunicativo percorso delle sale espositive limitrofe.

 

Scarpa si diverte a creare livelli attraverso la pavimentazione e le vasche d’acqua - ritagliate anch’esse dal modulo rettangolare in pianta - che sono realizzate a quote differenti. Queste creano degli effetti di luce particolari. Il riflesso dell’acqua sbatte contro i muri perimetrali in laterizio ai quali è stato applicato un soluzione salina per movimentare i piani delle facciate. Questi segni richiamano il tracciato lasciato dall’alternarsi delle maree in laguna, caratteristico aspetto cromatico delle case e dei monumenti della natia Venezia. In questo modo, Scarpa riesce a richiamare anche la sua amata laguna, inizialmente accantonata dal contesto di quest’opera. Un aspetto rilevante di questo intervento è la capacità dimostrata dal Maestro di relazionarsi con gli elementi ed i materiali: utilizza il mattone, un materiale rigido e di rado utilizzato in precedenza, dandogli gravità e pesantezza. Avendo sospeso la pensilina in calcestruzzo in modo da farlo sembrare leggero, l’architetto crea un forte contrasto che rende pesante il laterizio e lo rende protagonista come cornice assoluta dell’intervento poiché si distacca sia matericamente che cromaticamente.

 

Infine, l’attenzione maniacale al dettaglio si manifesta nell’esperienza sensoriale del giardino: Scarpa raccoglie l’acqua dalle fontanelle su piatti metallici, creando un naturale sottofondo scenografico e sonoro che accompagna la sosta dei visitatori.

 

 

Informazioni:

 

Giardini della Biennale

SESTIERE CASTELLO

30122 VENEZIA

TEL. (+39) 0415218711

 

info@labiennale.org

contenuti fotografici e digitali:

 

autore, Nunzio CAVA

autore, Nunzio CAVA